supporto psicologico per singoli, coppie, famiglie e gruppi
Supporto psicologico individuale, di coppia, di gruppo

Terapia Gestaltica

Claudia Provenzano

 La psicoterapia gestaltica mira al superamento delle scissioni e dei blocchi, a favore dell’integrazione e della spontaneità.

Se infatti la vita è una totalità dinamica, continua formazione di nuove ‘figure’, nuovi bisogni che affiorano di volta in volta diversi, sullo sfondo di tutti gli altri, allora il malessere e la patologia derivano dalle scissioni e dalle identificazioni in un’unica figura fissa, dai comportamenti rigidi e ripetitivi, che alienano il sé dal suo processo di crescita continuo.

Per poter favorire integrazione e spontaneità, completezza ed elasticità, risultano centrali alcuni punti fondamentali:

- l’dea di CONSAPEVOLEZZA attiva (consapevolezza attenta, focalizzata, selettiva e perciò stesso già creativa) di se stessi, dei propri più autentici bisogni;

- la centralità dell’ESPERIENZA CORPOREA e dunque delle sensazioni, delle emozioni e dei movimenti, attraverso cui si raggiunge la consapevolezza dei propri bisogni;

- la centralità del PRESENTE (il qui e ora dell’esperienza);

- la CREATIVITA' , intesa come adattamento creativo all’ambiente, in funzione dell’integrazione dei bisogni e della loro soddisfazione

- il concetto di CAMBIAMENTO (la formazione dinamica figura-sfondo, ovvero l’affiorare, in un ciclo continuo, di sempre nuovi bisogni e soddisfazioni) inteso sempre e comunque come CRESCITA.

Nel processo terapeutico gestaltico determinante non è l’interpretazione, ma l’insight,  inteso però in senso più ampio di quello puramente intellettuale e perciò definito l’esperienza del “ah!” , un’esperienza di presa di coscienza non solo intellettiva, ma che implica anche una componente senso-motoria ed emozionale, componenti cioè legate al corpo. 

Nella terapia della gestalt come terapia attiva, esperienziale, assumono importanza centrale le tecniche degli ESPERIMENTI ATTIVI, strumenti necessari per raggiungere l’esperienza “dell’ah!”. Gli esperimenti attivi consistono nel portare sulla scena terapeutica esperienze incompiute, per permettere di confrontarsi con le situazioni di vita difficili, esprimendo le emozioni e le azioni represse in un clima di sicurezza relativa. Questo allo scopo di sperimentare il pericolo insieme al sostegno. Essere invasi dalle emozioni è rischioso, se c’è il sostegno ci si può permettere di rischiare. L’esperimento attivo non è un surrogato, ma un’esperienza altra, una forma d’arte: l’individuo non si limita semplicemente a riprodurre qualcosa che è già accaduto nel passato o che potrebbe accadere nel futuro, bensì si relaziona all’accadimento portando fuori i propri bisogni ed emozioni attuali.

Gli ESPERIMENTI ATTIVI consistono nel portare sulla scena terapeutica esperienze incompiute, per permettere di confrontarsi con le situazioni di vita difficili, esprimendo le emozioni e le azioni represse in un clima di sicurezza relativa. Questo allo scopo di sperimentare il pericolo insieme al sostegno. Essere invasi dalle emozioni è rischioso, se c’è il sostegno ci si può permettere di rischiare. L’esperimento attivo non è un surrogato, ma un’esperienza altra, una forma d’arte: l’individuo non si limita semplicemente a riprodurre qualcosa che è già accaduto nel passato o che potrebbe accadere nel futuro, bensì si relaziona all’accadimento portando fuori i propri bisogni ed emozioni attuali. L’esperimento attivo è creativo, è effettivamente un’esperienza artistica, perché ciò che si manifesta in esso è la stessa qualità di eccitazione e di incredibile scoperta.

Gli esperimenti attivi si distinguono in:

  • RAPPRESENTAZIONE: è una drammatizzazione all’interno della scena terapeutica gruppale di alcuni aspetti del paziente o di una situazione incompiuta (per esempio far agire la parte di sé bambina che non ha potuto esprimere i propri bisogni ed emozioni nel passato); 
  • COMPORTAMENTO DIRETTO: si chiede al paziente di compiere un comportamento specifico che di solito evita (per es. far urlare una persona che di solito parla a bassa voce); provando questi comportamenti, è possibile fare scoperte che rivelano aspetti nascosti di sé;
  • IMMAGINAZIONE: l’immaginazione è una funzione espansiva dell’individuo. L’immaginazione è strettamente connessa a (in grado di suscitare ed essere suscitata da) le emozioni e le azioni, è una forza in grado di far emergere e convogliare le energie della persona verso una meta visualizzata, portando a cambiamenti, spesso a una svolta del senso di sè; l’immaginazione ha una funzione integrativa: la persona che libera le emozioni seppure attraverso l’immaginazione, impara a incorporarle nel repertorio emozionale della propria vita senza temerle; l’immaginazione è inoltre una funzione simulativa: permette di esplorare lo sconosciuto, di completare un’esperienza e di sperimentare le possibilità delle azioni future, sviluppando vigilanza e preparazione. Il lavoro terapeutico gruppale, per se stesso è “una rara combinazione di fantasia e realtà”, che facilita il lavoro creativo dell’immaginazione; 
  • SOGNI: ogni elemento del sogno è, secondo Perls, una proiezione di una parte di sé. Tutte le componenti del sogno, grandi o piccole, umane o meno, sono rappresentazioni di colui che sogna;
  • COMPITI: servono a gettare un ponte fra le sedute settimanali o i week end seminariali e consistono in esperienze nella vita quotidiana, in tutta una gamma di possibilità di azioni, escludendo le decisioni fondamentali.

 


Perls F., Hefferline R.F.,   Goodman P., Teoria e pratica della terapia della Gestalt, Roma, Astrolabio, 1951

Polster, E., Polster, M., Terapia della Gestalt integrata, Milano, Giuffrè, 1986


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