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Supporto psicologico individuale, di coppia, di gruppo

Resilienza

Claudia Provenzano

La resilienza è una qualità umana che consente l’adattamento alle avversità della vita

Il termine resilienza deriva dal termine latino “resilire”, da “re-salire”, saltare indietro, rimbalzare. Il termine è stato usato originariamente nell’ambito della scienza dei materiali per indicare la proprietà che hanno alcuni elementi di conservare la propria struttura o di riacquistare la forma originaria dopo essere stati sottoposti a schiacciamento o deformazione. In biologia e in ecologia la resilienza esprime la capacità di un sistema di ritornare a uno stato di equilibrio in seguito ad un evento perturbante.

In psicologia esprimere la capacità dell’individuo di fronteggiare un evento o una situazione stressante, acuta o cronica, riorganizzando in modo adeguato  la propria vita dinanzi ad essi, allo scopo di ripristinare l’equilibrio psico-fisico precedente allo stress. La resilienza è la capacità di autoripararsi dopo un danno, di far fronte, resistere, ma anche costruire e riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita nonostante situazioni difficili che fanno presagire un esito negativo. In relazione alla resilienza risultano dunque importanti le risorse che stanno alla base delle capacità di autoriparazione.

La letteratura scientifica dimostra che la resilienza e’ un fenomeno ordinario nell’essere umano e non stra-ordinario: è derivante da uno sviluppo sano dal punto di vista biologico, sociale ed emotivo nelle famiglie, nella scuola e nelle comunità ben funzionanti. Non è di dominio di pochi privilegiati, ma potenzialmente di tutti gli individui. Le persone generalmente si dimostrano resilienti, trovano il modo sapersi adattare a situazioni drammatiche e traumatiche come incidenti, lutti, calamità naturali...

Essere resilienti non significa non sentirsi in difficoltà o non provare stress; il dolore emotivo, la tristezza e altre emozioni spiacevoli sono inevitabili nelle avversità della vita.

La resilienza non é un tratto stabile e immodificabile della personalità, ma al contrario è definita da comportamenti, pensieri e atteggiamenti che possono essere appresi e sviluppati da qualsiasi soggetto.

La resilienza non va confusa con la resistenza, ossia con la capacità di una persona di resistere, vale a dire di opporsi, non di adattarsi, a particolari eventi negativi o comunque perturbanti le condizioni di normalità.



Caratteristiche della resilienza

Le persone resilienti sono sostanzialmente ottimiste, flessibili e creative, in grado di lavorare in gruppo e attingere alle proprie e altrui esperienze. Le persone più resilienti presentano: impegno, controllo e gusto per le sfide.

  •  IMPEGNO, ovvero la tendenza a lasciarsi coinvolgere nelle attività:
  •  LOCUS OF CONTROL INTERNO, ovvero la convinzione di poter dominare gli eventi che si verificano al punto da non sentirsi in balia degli stessi;
  •  GUSTO PER LE SFIDE, ossia predisposizione ad accettare i cambiamenti non vivendoli come problematici.

La resilienza è, dunque, una funzione psichica che si modifica nel tempo in rapporto all’esperienza, ai vissuti e, soprattutto, al cambiamento dei meccanismi mentali che la sottendono.


Fattori di rischio e fattori protettivi

Le persone resilienti trovano in loro stessi, nelle relazioni umane, e nei contesti di vita, quegli elementi di forza per superare le avversità, definiti fattori di protezione contrapposti ai fattori di rischio, che invece diminuiscono la capacità di sopportare il dolore.


Tra i fattori di rischio che espongono a una maggiore vulnerabilità agli eventi stressanti, diminuendo la resilienza troviamo:

I fattori emozionali: abuso, bassa autostima, scarso controllo emozionale,

 I fattori interpersonali: rifiuto dei pari, isolamento, chiusura

I fattori familiari: bassa classe sociale, conflitti, scarso legame con i genitori, disturbi nella comunicazione

I fattori di sviluppo: ritardo mentale, disabilità nella lettura, deficit attentivi, incompetenza sociale

Tra i fattori protettivi, invece, sono individuali e familiari.

I fattori individuali: essere primogenito, buon temperamento, sensibilità, autonomia, competenza sociale e comunicativa, autocontrollo, e consapevolezza e fiducia che le proprie conquiste dipendono dai propri sforzi (locus of control interno), inoltre il comportamento seduttivo, che consente di essere benvoluti e di riconoscere e accettare gli aiuti che vengono offerti dall’esterno

I fattori familiari: elevata attenzione riservata al bambino nel primo anno di vita, qualità delle relazioni tra genitori, sostegno alla madre nell’accudimento del piccolo, coerenza nelle regole, supporto di parenti e vicini di casa o comunque di figure di riferimento affettivo




Fattori che sviluppano la resilienza

E’ possibile individuare cinque fattori che contribuiscono a sviluppare la resilienza.

OTTIMISMO. La disposizione a cogliere gli aspetti positivi delle cose, ovvero a sminuire le difficoltà, serve e a mantenere più lucidità per trovare soluzioni ai problemi

 AUTOSTIMA. Avere una bassa considerazione di sé ed essere molto autocritici conduce a una minore tolleranza alle critiche, cui si associa dolore e amarezza, aumentando la possibilità di sviluppare sintomi depressivi.

 ROBUSTEZZA PSICOLOGICA (Hardiness): a sua volta costituita dall’impegno, dalla convinzione di poter governare gli eventi (locus of control interno), dall’accoglimento delle sfide.

 EMOZIONI POSITIVE, ovvero il focalizzarsi su quello che si possiede invece che su ciò che ci manca.

 ATTACCAMENTO SICURO: un attaccamento sicuro nella prima infanzia consente la formazione di una fiducia di base nell’adulto: se la madre, o altre figure di riferimento, sono state accessibili e responsive, disponibili a dare aiuto e attenzione, comprensione e sostegno nei momenti difficili, la persona formulerà previsioni su di sé e sugli altri in termini di fiducia e affidabilità, e sarà spinta a sviluppare legami sociali e affettivi e a esplorare il mondo, ad accettare le sfide, sapendo di poter contare su e tornare al ‘porto sicuro’ dei suoi legami.

SUPPORTO SOCIALE, ovvero essere oggetto di amore e di cure, di essere stimati, apprezzati e ascoltati dagli altri. Centrale è l’ascolto accogliente, poiché raccontare è liberarsi dal peso della sofferenza, e l’accoglienza senza rifiuti o condanne da parte degli altri segna il passaggio da un racconto tutto interiore, penoso e solitario (che può sfociare in forme di comunicazione delirante) alla condivisione partecipata dell’accaduto.


In definitiva, ciò che determina la qualità della resilienza è la qualità delle risorse personali e dei legami affettivi e sociali che si sono potuti creare prima e dopo l’evento traumatico.



Emmy E. Werner e Ruth S.Smith Vulnerabili ma invincibili: uno studio longitudinale su bambini e giovani resilienti, ed. Adams Bannister Cox Pubs 1998

Martin Seligman, Imparare l’ottimismo, ed Giunti Psychometrics 2009

F. Cantoni,  La resilienza come competenza dinamica e volitiva, ed Giappichelli, 2014

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