L’autobiografia è uno strumento prezioso. Raccontare la propria storia di vita serve a mettere un po’ d’ordine dentro di sé e capire il presente. La scrittura è un contenitore e deposito di esperienze, di aspettative, di emozioni e di pensieri. Essa permette di allargare e rivitalizzare il proprio “spazio interno”: narrando la propria storia e ascoltando cosa suscita questa narrazione, si genera o rigenera un senso rispetto al proprio vissuto, agito o fantasticato che sia;. Permette di ripensare il presente, per progettare il futuro, immaginando delle alternative, strade e percorsi inediti, nella propria biografia. Permette di comprendere che l’identità della persona è la sua storia e i suoi progetti e che pertanto è in continua trasformazione. Narrare è sia riflettere sul passato per recuperare trame dimenticate, latenti o rimosse, sia mutare il presente sulla scorta del passato. Il processo attivato dall’autobiografia, permette all’Io di fare il regista della propria storia: collegando e intrecciando i fatti, ricostruendo la storia, prelevando certi dettagli rispetto ad altri, usando certe parole rispetto ad altre, sta già creandone una. Quella che si radica nel qui e ora e che ci racconta di come ci percepiamo, di come ci giudichiamo, dei nostri bisogni e ideali latenti, delle nostre emozioni. Attraverso la narrazione della storia, non solo vengono comunicate le nostre emozioni, ma viene anche favorita la riconciliazione di parti frammentate del sé. Il nominarle e il defiirle produce l’acquisizione della consapevolezza di sè, cruciale per il cambiamento.
L’autobiografia assolve a diverse funzioni
Funzione EMANCIPATORIA: nella scrittura autobiografica la persona è maestra di se stessa. Impara a trarre lezioni dalla propria storia. Impara a imparare.
Funzione CONOSCITIVA, di svelamento: nella scrittura possono emergere aspetti che non conosciamo, o che ci erano sfuggiti, serve così a individuare le nostre subpersonalità (riconoscere le subpersonalità).
Funzione CHIARIFICATRICE: aiuta a fare chiarezza, a mettere ordine nelle esperienze esteriori e interiori.
Funzione CATARTICA: durante la scrittura possono emergere emozioni e sentimenti che chiedono di essere “sentiti” ed espressi. Può quindi assolvere il compito di promuovere quella purifi cazione emotiva, che può aiutare a lasciare andare l’attaccamento a situazioni e vissuti del passato.
Funzione DISTANZIANTE (di disidentificazione): l’oggettivare gli eventi nella parola parlata o meglio ancora scritta permette di elaborare una forma di distanziamento. Permette di prendere le distanze dal passato, di relativizzare, di guardare da un punto di vista più espanso.
Funzione SINTETICA: la scrittura autobiografica risponde a un bisogno di sintesi, il bisogno di tenere insieme le parti, di assemblare elementi, ricucire strappi. La scrittura autobiografica può essere vista come una possibilità di cura della frammentarietà dell’identità. Nel viaggio autobiografico non è infrequente che diversi tasselli vadano a comporre un inedito quadro, che svela una sua coerenza e un senso (autoidentificazione).
Funzione TRASFORMATIVA, elaborativa, creativa, “curativa” nel senso non di curare sintomi, ma di un prendersi cura esistenziale: la scrittura autobiografica può suggerire nuove letture, aprire percorsi su nuove attribuzioni di senso, svelare e mobilitare qualità e risorse che possono nutrire il presente. A proposito di memoria, può essere utile menzionare che il processo del ricordare può essere più o meno integrale e coinvolgere aspetti parziali della persona o la persona nella sua interezza organismica, olistica e relazionale. L’etimologia di alcuni sinonimi del verbo “ricordare” possono farci da guida per comprendere ciò: “rammentare”, ovvero ricordare con la mente, - rievocare: ovvero ridare voce e parola ai ricordi; - ricordare: etimologicamente qui si allude a un processo che include anche il cuore (dal greco kardia = cuore); - rimembrare: anche se il termine è in disuso, esprime bene un ricordare incarnato, che coinvolge tutte le membra, ovvero tutto il corpo, l’interezza organistica; - commemorare: è il ricordare con, che allude alla dimensione relazionale e collettiva della memoria. Quando commemoriamo non siamo più soli: la storia è condivisa. La disponibilità del cliente verso l’uso di questa tecnica ci fornisce un prezioso indicatore per capire se è intimamente deciso ad avviare il proprio processo trasformativo:
«Il momento in cui sentiamo il desiderio di raccontarci è segno inequivocabile di una nuova tappa della nostra maturità. Poco importa che ciò accada a vent’anni piuttosto che a ottanta. È l’evento che conta, che sancisce la transizione a un altro modo d’essere e di pensare. È la comparsa di un bisogno che cerca di farsi spazio tra gli altri pensieri, che cerca di rubare un po’ di tempo per occuparsi di se stessi» ( Raccontarsi, Duccio Demetrio, 1996)
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