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Supporto psicologico individuale, di coppia, di gruppo

La comunicazione è relazione

Claudia Provenzano

Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione.”

Zygmunt Bauman


 La parola comunicazione deriva dal latino “cum”, con, e “munire”, legare.

Ogni comunicazione è innanzitutto relazione.


Gli ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE


Paul Watzlawick e la Scuola di Palo Alto, negli anni ‘70, delinearono la teoria della comunicazione umana, riferimento incrollabile : qla comunicazione non è intesa come un processo interno che emerge dal soggetto, ma come il frutto di uno scambio di informazioni che ha origine in una relazione.  cinque assiomi fondamentali della comunicazione umana, ovvero cinque affermazioni fondamentali o principi di base che vengono considerati veri senza necessità di dimostrazione. Sono proprietà della comunicazione che, se comprese e ben usate, consentono di raggiungere una comunicazione efficace.


  • IMPOSSIBILITÀ DI NON COMUNICARE (1°assioma): ogni comportamento comporta una comunicazione. Anche il silenzio. Dal momento che è impossibile non comportarsi, è impossibile non comunicare.

«L’uomo che guarda fisso davanti a sé mentre fa colazione in una tavola calda affollata, o il passeggero d’aereo che siede con gli occhi chiusi, stanno entrambi comunicando che non vogliono parlare con nessuno né vogliono che si rivolga loro la parola, e i vicini di solito “afferrano il messaggio” e rispondono in modo adeguato lasciandoli in pace. Questo, ovviamente, è proprio uno scambio di comunicazione nella stessa misura in cui lo è una discussione animata» 

«L’attività,le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli altri, e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicano anche loro» . (Watzlawick)



La comunicazione può essere dunque involontaria, non intenzionale, non conscia e anche inefficace, ma avviene comunque.


  • Nella comunicazione esiste un LIVELLO DI CONTENUTO E UN LIVELLO DI RELAZIONE (2°assioma): ogni comunicazione umana ha un livello di contenuto, relativo alla componente di informazione trasmessa, e un livello di relazione, relativo ai ruoli dei comunicanti. Nella comunicazione non è importante soltanto il significato del messaggio in sé (livello di contenuto), ma anche il modo in cui la persona che parla vorrebbe essere compresa (livello di relazione). L’aspetto del contenuto corrisponde a ciò che trasmettiamo verbalmente, l’aspetto relazionale fa riferimento alla modalità in cui comunichiamo il messaggio, vale a dire il tono di voce, l’espressione facciale, il contesto ecc. Quest’ultimo aspetto è quello che determina e influenza il primo.
  • Ogni comunicazione comporta cioè una meta-comunicazione che ci parla della relazione tra le persone che stanno comunicando, se si tratta di un superiore-dipendente (modo comunicativo:ordine) di amici, o amanti (modo comunicativo: trasporto emotivo)

«Quanto più una relazione è spontanea e “sana”, tanto più l’aspetto relazionale della comunicazione recede sullo sfondo».

Una relazione “malata”, invece, è caratterizzata da una incessante lotta per definire la natura della relazione e il “contenuto” di una comunicazione passa in secondo piano.




  • LA PUNTEGGIATURA DELLA SEQUENZA DI EVENTI (3°assioma): la comunicazione dipende dalla “punteggiatura”, ovvero dalla sequenza degli eventi, dal modo in cui ognuno tende a pensare che l’unica versione adeguata dei fatti sia la propria. La punteggiatura è fondamentale in un flusso comunicativo in quanto è in grado di organizzare gli eventi comportamentali. Regola l’interazione, il livello e l’intensità relazionale. Un aspetto chiave della comunicazione è che ciascun interlocutore crede che la condotta altrui sia la causa della propria condotta, quando in realtà la comunicazione è un processo molto più complesso e non può essere ridotto alla semplice relazione causa-effetto. La comunicazione è un processo reticolare e ciclico. Ognuno può intendere un messaggio secondo la propria punteggiatura, organizzare la comunicazione secondo lo schema causa-effetto e convincersi che questa sia l’unica realtà. L’effetto di questa “chiusura” potrebbe condurre a uno stallo, il paradosso dell’infinito:

«Io mi chiudo in me stesso perché tu brontoli» e «Io brontolo perché tu ti chiudi in te stesso»

Per questo è importante riuscire ad avere una capacità di ascoltare e mettersi nei panni degli altri, per riuscire a comprendere al meglio anche le interpretazioni altrui




  • COMUNICAZIONE DIGITALE (SIMBOLICA con codice) E ANALOGICA (4°assioma): La comunicazione analogica usa la somiglianza tra il segno linguistico e l’oggetto della comunicazione. In questo tipo di comunicazione esiste “qualcosa” di simile (una analogia) al concetto che si vuole esprimere, un ponte fra significato e significante.



La comunicazione digitale è la comunicazione simbolica, quella in cui cioè non c’è alcuna relazione di somiglianza fra il segno linguistico e il significato che intende trasmettere (per esempio il segno grafico “c-a-s-a” e il concetto di casa). La comunicazione digitale si avvale del linguaggio verbale e veicola il contenuto della comunicazione. Riguarda la scelta delle parole e la costruzione logica delle frasi, secondo le strutture grammaticali e sintattiche della propria lingua.

La comunicazione analogica si avvale del linguaggio non verbale (del corpo) o para verbale (l’aspetto delle parole legate alla voce) e veicola la relazione stessa, la valenza emotiva e la posizione (ruolo) che si ha nella relazione.





  • INTERAZIONE SIMMETRICA E COMPLEMENTARE (5°assioma): questo assioma parla del modo in cui ci si relaziona con gli altri: talvolta in condizioni di uguaglianza, mentre altre, di disuguaglianza. Le interazioni fra due interlocutori possono essere simmetriche, quando i comunicanti si percepiscono, o sono deliberatamente, allo stesso livello sul piano della relazione. Nessuno prevale sull’altro. Nell’interazione complementare si hanno due diverse posizioni dei comunicanti: uno che assume la posizione di superiore, primaria o one-up e l’altro la posizione secondaria, inferiore o one-down. In molti casi e quando i ruoli non sono naturali (es. rapporti madre-figlio) o formalizzati (es datore di lavoratore-dipendente), le relazioni complementari possono essere imposte dal contesto socio-culturale (es. medico-paziente, insegnante-alunno). Nella relazione simmetrica, ci si muove sullo stesso livello, c’è una condizione di uguaglianza e un ugual potere durante lo scambio comunicativo, ma non ci si integra. Se la relazione è complementare, come per esempio, nelle relazioni padre-figlio, maestro/alunno o medico/paziente, ci si trova in condizioni di disuguaglianza, ma accettando le differenze è possibile che l’interazione venga compiuta.







Watzlawick P., Beavin J.H., Jackson D., Pragmatica della comunicazione umana, 1967



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