La psicoeducazione è una metodologia che consiste nel rendere consapevole la persona portatrice di un disturbo psichico della natura del proprio malessere e dei mezzi per poterlo fronteggiare. La psicoeducazione è cioè già di per sé stessa terapia.
La terapia psicoeducativa corre parallela al processo psicoterapeutico e consiste nel fornire informazioni sul funzionamento della psiche nei suoi vari aspetti (pensieri, sensazioni, emozioni, immaginazione, bisogni, pulsioni, comportamenti) e le strategie per contenerle o potenziarle. Lo scopo è quello di far acquisire le competenze adeguate a riconoscere e gestire le proprie emozioni, a riconoscere e controllare i pensieri dominanti, intrusivi e “tossici”, a modificare i comportamenti e i modi di comunicare, in modo da renderli più equilibrati ed efficaci.
In tal modo la psicoeducazione, fornendo al cliente gli strumenti necessari per riconoscere e intervenire sul proprio malessere, lo spinge alla partecipazione attiva nel proprio processo di guarigione, incoraggiandolo a gestire autonomamente la cura e ad inserirla nella quotidianità della propria vita, oltre lo studio dello psicologo, in modo da evitare il rischio che si instauri un legame di dipendenza fra paziente e curante.
La terapia psicoeducativa per il paziente si basa dunque su tre principali punti:
1. corresponsabilità della cura
2. autoconsapevolezza
3. governo di sé
La terapia psicoeducativa consiste in interventi educativi specifici per rendere il paziente competente: la competenza riguarda la comprensione di sé stessi, delle strategie psicologiche che si mettono in atto per fronteggiare le difficoltà della vita, di quelle funzionali e di quelle disfunzionali, che generano malessere, come modificarle, sviluppando così capacità di auto-cura, di adattamento, di sorveglianza e di integrazione della terapia dentro il proprio stile di vita.
La terapia psicoeducativa offre anche un supporto emotivo in quanto riduce il senso di isolamento, di patologico, di dipendenza dall’aiuto esterno, di definito per sempre e di stigmatizzato (“il depresso”, “l’ansioso”, “il paranoico”, “l’ossessivo”, “il bipolare”…) associato a queste condizioni. La sua efficacia, il significativo contributo che porta al benessere psicologico e alla qualità della vita, è stata verificata in vari contesti clinici.
All’origine della terapia psicoeducativa possiamo individuare:
a) il principio secondo il quale ogni individuo è capace di autoconsapevolezza, di autonomia e di compiere scelte decisionali ed è perciò portatore di responsabilità
b) il concetto di salute inteso come un bene di natura complessa in cui l’individuo non è semplice soggetto passivo ma attivo nel compiere scelte terapeutiche e nell’apprenderne gli strumenti in modo da rendersi gradualmente autonomo nel proprio processo di cura.
L’educazione psicoterapeutica non si rivolge, quindi, a soggetti affetti da patologie che compromettono la percezione di sé e della realtà.
Recentemente, nelle professioni mediche, si sta passando da una situazione in cui il paziente riceve e accetta senza discutere il trattamento che gli è prescritto, allo stadio del consenso informato e dell’educazione terapeutica, come strumenti di alleanza terapeutica. Il paziente apprende la giusta consapevolezza per poter da una parte scegliere, accettare e condividere il percorso terapeutico proposto dal terapeuta, dall’altra gestirsi in autonomia, con responsabilità, nel proprio processo di cura.
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